Scacchi al di là della vita
Pubblicato da Max Giordano in Cultura · 19 Dicembre 2019
Un sonetto da «l’artefice»
Lieve re, sbieco alfiere, irriducibile
donna, pedina astuta, torre eretta,
sparsi sul nero e bianco del cammino
cercano e danno battaglia armata.
Non sanno che è la mano destinata
del giocatore a condurre la sorte,
non sanno che un rigore
adamantino governa il loro arbitrio e quotidiano.
Ma anche il giocatore è prigioniero
(Omar afferma) di un’altra scacchiera
di nere notti e bianche giornate
Dio muove il giocatore, questi il pezzo.
Quale dio dietro Dio la trama ordisce di tempo
e polvere, sogno e agonia?
Omar Khayyam ( 1048- 1131)
"Noi siamo i pedoni della misteriosa partita a scacchi
giocata da Dio. Egli ci sposta, ci ferma, ci respinge,
poi ci getta uno a uno nella scatola del Nulla.
Sacrificio e rinascita di una Donna
Mossa al bianco, il quale vorrebbe
promuovere il pedoncino in g7. per
farlo bisogna spostare il Re, attirarlo
in altra casa, magari con uno scacco
.
1)Dxh5 la donna si sacrifica, il nero
è obbligato ad accettare il martirio
sennò prende matto in h8, segue
gxDh5. Ora bisogna tirar fuori il Re
2)Ah7 scacco, il Re prende l’alfiere
3) g8=D scacco, il Re scappa in h6 e
la donna lo matta in g6, un
bell’abbraccio mortale ( la Donna è
difesa dalla Torre bianca in g1).
A cura della Scuola Di Scacchi Vera Menchik