Un re clandestino

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Un re clandestino

Scuola di scacchi "Vera Menchik"
Pubblicato da Max Giordano in Eventi · 6 Dicembre 2019
 
Un re clandestino

 
In occasione dell’uscita del film “Qualcosa di meraviglioso” presso le belle sale del Cinemazero vorremmo spendere due parole sul libro dal quale è tratta la pellicola, un volumetto edito nel 2014 ad opera di tre autori, il protagonista della storia, Fahid, il suo istruttore di Scacchi, Xavier e Sophie, capace di raccogliere le parole del giovanissimo Fahid ed integrarle con le riflessioni di Xavier.
Una bella storia di amicizia ed una onesta cronaca dell’emigrazione da un paese difficile ad uno stato che fatica a definire sé stesso e che quando viene obbligato a giustificarsi, non trova di meglio che sconfessare il proprio operato.
Il giovane Fahim, 8 anni, è obbligato dal padre a lasciare la famiglia (madre, sorella e fratello) in Bangladesh per cercare un rifugio in Europa, in quanto minacciato dall’invidia e dalle gelosie nel proprio paese, solo perché è molto bravo nel gioco degli Scacchi ed ha attirato cupi sguardi su di sè!
Il padre lascia tutto e tutti per salvare suo figlio, arriva in Ungheria, poi in Francia, dove entra nell’ingranaggio della burocrazia e ne viene letteralmente stritolato fino a perdere ogni dignità umana.
Senza documenti e quindi senza possibilità di ottenere un lavoro, inizia una vita prima in case di accoglienza, vecchi ostelli, campeggi abusivi, traslochi e settimane, mesi, anni di attesa e giornate da riempire, poi da indesiderati e clandestini, passibili di espulsione al primo fermo, al primo controllo della polizia.
Tutto ciò, nella paralisi dell’apparato burocratico francese, che nasconde la strenua difesa del suolo patrio dall’invasione di una massa di poveri dietro a carte da presentare, istanze da avanzare, fotocopie, testimonianze, confessioni, giustificazioni, esami e firme che non hanno mai fine, non sapendo come scusarsi per il pensiero che scorre dietro a tutte le macchinazioni dello Stato: se sei ricco sei il benvoluto, se sei un poveraccio allora vai da qualche altra parte.
  
Non è che una guerra di censo, che da una parte si presta a mille occasioni di sfruttamento (scafisti, trafficanti di uomini, cooperative, quote, ricollocazione, hub, sfar e tutto quello che si può celare dietro una sigla) e dall’altra può scatenare atti di umanità e cooperazione tra persone, come se l’umanità fosse una eccezione, una parentesi tra ragionamenti.
In mezzo a tutto questo trambusto, gli Scacchi si ergono a protagonisti, il ragazzo sa giocare, trova amicizie in un club del nobil giuoco, trova una “rete” di persone che aiutano lui e suo padre, trova un luogo dove non si sente un clandestino, ma solo Fahim.
Questo perché il gioco degli Scacchi non solo è naturalmente inclusivo, senza differenze di genere, di età, di condizioni fisiche, di ricchezza, ma dietro la sua natura guerresca (lo scopo rimane il far fuori il re avversario) crea legami, perché alla fine della partita i pezzi possono tornare nella scatola come riordinarsi per una nuova contesa, senza fine.
Questo perché il gioco degli Scacchi premia le capacità, mai la fortuna.
Questo perché il gioco degli Scacchi insegna che per migliorare e quindi sbagliare di meno sono necessari l’applicazione, lo studio, la disciplina. Come in tutto.
Questo perché il gioco degli Scacchi costa fatica ma rimane un gioco, ci si diverte e come dice il maestro di scacchi nel film, sulla scacchiera vi sono più avventure che su tutti i mari del Mondo.
Non vi narriamo come procederà la storia del piccolo clandestino perché il libro nella sua semplicità merita di essere letto ed il film certamente meriterà di essere visto.
E gli Scacchi meritano di essere giocati.
Giordano Massimiliano per Scuola di Scacchi Vera Menchik


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